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02-10-2016 10:59:32 Cronache da Bologna - sabato pomeriggio

Deh, il pranzo era meraviglioso, ma non ha bendisposto i colleghi iscritti ad intervenire nel dibattito… devo dire che una relazione attenta sintetica e precisa non mi è possibile, mi sento di dover trasmettere delle impressioni agganciate a pochi elementi di fatto.
Tanti si sono “iscritti a parlare” e subito si è posto il problema del contingentamento dei tempi: quanti di noi sono capaci di contenere il proprio intervento in sei minuti? Quanti sono capaci di rendersi conto che lo spazio ristretto per ognuno è la forma del rispetto per le opinioni altrui, opinioni che hanno tutte pari dignità? Faccio i miei complimenti a Gaetano Pecorella, per buona parte del pomeriggio moderatore degli interventi (affiancato da Valerio Spigarelli) , per aver diretto con piglio deciso (non sempre vincendo il naturale protagonismo di ognuno di noi) la discussione. Addirittura mi ha stupito la fermezza con la quale ha consentito che ognuno esprimesse la propria opinione, con i modi i termini e i toni che ognuno si sentiva di utilizzare, senza essere interrotto dalla platea.
Sì, perché ho molto da dispiacermi per il tono prevalente, per le argomentazioni preponderanti degli interventi: demolizione dell'avversario, in certi casi, ricerca della metafora a tratti offensiva, autocompiacimento e inutile ripetizione di quanto detto da altri. Io credo che nel rispetto di tutti (e del tempo di tutti oltre che del tempo del congresso) ci si dovrebbe chiedere se il proprio intervento, oltre ad avere dei contenuti sinceri e centrati, ha dei contenuti utili alla discussione. Parlare è il nostro mestiere e un avvocato penalista dovrebbe essere il primo fra tutti a saperlo fare. E siccome così è in molti casi, mi amareggia ancor di più vedere che persone che so essere consci delle proprie capacità, deliberatamente trascendono nell'offesa.
Eppure in tutto questo, in questa atmosfera accesa da rivalità ed anche qualche rancore, non solo alcuni hanno parlato in modo corretto per toni e contenuti, ma anche coloro che hanno “esagerato” hanno mostrato quantomeno una viva partecipazione ai lavori, una sincera affezione per l'unione.
E dopo questa tiritera posso mettere un paio di accenti su alcuni interventi, non potendo elencarli tutti. Provocatorio quello di Giandomenico Caiazza, che ritengo abbia trasceso in una metafora, quella dei “pizzini portati da uno scirocco siciliano” che ha offeso molti non solo siciliani. Carmelo Passanisi ha rinunziato ad esprimere ciò che era pronto ad illustrare per rispondergli direttamente e non ha potuto all'evidenza trattenersi dall'utilizzare a sua volta toni molto accesi e diretti, a mio parere anche offensivi.
Segnalo l'intervento misurato di Stefania Amato, la nostra Stefania, candidata con Anetrini. Al sodo senza fronzoli, concreta, come sempre. Vinicio Nardo, che secondo me non è stato capito (ed in effetti nemmeno io avevo compreso bene ed ho dovuto farmelo spiegare, e di nuovo mi torna in mente il passo indietro di Scuto a Venezia), ancora una volta ha invitato al buon senso ed allo sguardo lungimirante.
Le lenti dei miei occhiali distorcono ciò che vedo, ma confesso di aver sentito meno avversione negli interventi "pro Anetrini"... fatico a capire perché ben tre colleghi torinesi (che sono amici Roberto Trinchero e Davide Richetta, e che stimo, Trinchero, Richetta ed Anna Chiusano) abbiano ritenuto opportuno di salire sul palco a spiegare "perché no Anetrini", dandomi l'impressione che ancora bruci loro lo "strappo istituzionale" di non esser stati avvertiti, coinvolti da un loro iscritto che presentava la propria candidatura.
inizio con il pranzo e finisco con la cena: niente cena di gala per me ed uno sparuto gruppo di matti, abbiamo scelto una trattoria di Bologna, il nome non importa, non ne trovate certo una dove si mangi male.
Giovanni Salvi