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10-11-2016 00:39:18 La visita del ministro Orlando a Brescia (resoconto di A. Vigani)

Il 2 novembre si è tenuta a Brescia una giornata interamente dedicata alla riflessione sui temi della giustizia, della pena e del carcere organizzata dalla Casa della Memoria in occasione del Giubileo dei carcerati, alla presenza del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando. La giornata ha visto la partecipazione di enti e istituzioni e il contributo della Camera Penale della Lombardia Orientale e della Sezione di Brescia.
Nel corso della mattinata il Ministro è intervenuto al centro San Barnaba a un incontro sul tema Giustizia, pena, relazione, con la presentazione de Il libro dell'incontro, a cura di Guido Bertagna, del criminologo Adolfo Ceretti e di Claudia Mazzuccato, docente di diritto penale presso l'Università Cattolica di Milano (edizioni Il Saggiatore).
La giustizia riparativa, la ricomposizione sociale e la comprensione delle ragioni che produssero una stagione di violenza inaudita in Italia – violenza che ha duramente colpito anche Brescia – sono al centro dell'esperienza dell'incontro tra vittime e autori del reato raccontata nel libro, e presentata in una tavola rotonda a cui hanno partecipato, oltre al Ministro, Gherardo Colombo, due dei tre autori del libro (Adolfo Ceretti e Claudia Mazzucato), l’ex militante di Prima Linea Maria Grazia Grena e Giorgio Bazzega, figlio di Sergio, maresciallo assassinato a Milano nel 1976, moderati da Manlio Milani, anch'egli partecipe dell'esperienza.
La presentazione, rivolta alle scuole, è stata un'occasione importante per restituire agli studenti un'idea di giustizia che si allontani dalla mera retribuzione, dalla vendetta e dal diritto penale simbolico e offrendo anche un modello di giustizia complementare alla diade processo-retribuzione.
«Dobbiamo sfuggire alla tentazione di un diritto penale del nemico, sottrarci al richiedere pene esemplari, all’individuare mostri, magari nelle culture diverse dalla nostra. Non dobbiamo lasciarci trascinare dall’odio e dalla paura su cui giocano gli imprenditori della paura» ha detto il Ministro davanti agli studenti delle scuole superiori, ricordando come anche nei momenti di grave emergenza una democrazia non possa negare se stessa, comprimendo garanzie e diritti.
Dopo un omaggio alla stele in ricordo dei caduti della strage del 28 maggio 1974, salutato l'insediamento del nuovo Rettore dell'ateneo cittadino, si è tenuto presso l'Università di Giurisprudenza il convegno Dopo gli Stati generali dell’esecuzione penale: risultati e prospettive, alla presenza di Gian Antonio Girelli e Fabio Fanetti, rispettivamente presidenti della Commissione Antimafia e della Commissione Carceri di Regione Lombardia, del parlamentare bresciano Alfredo Bazoli – membro della Commissione Giustizia della Camera – del professor Carlo Alberto Romano, Presidente dell'Associazione Carcere e Territorio e del Presidente della Camera Penale della Lombardia Orientale, Eustacchio Porreca.
Nel corso dell'incontro si sono ripercorsi alcuni passaggi fondamentali dell'esperienza unica degli Stati generali, riaffermando la necessità che le proposte e le conclusioni raggiunte trovino presto un percorso legislativo in grado di veicolarle nel nostro ordinamento.
La necessità di umanizzare il sistema carcerario, di scardinarne i paradigmi e un'inefficienza che producono una recidiva altissima a dispetto dei costi elevati sono stati al centro della discussione sull'esecuzione della pena e, più in generale, sulla sanzione, che deve svincolarsi dal dualismo pena detentiva / pena pecuniaria, favorendo pene e misure alternative alla detenzione, entrambe capaci di coniugare la punizione del colpevole con la finalità rieducativa nel rispetto del dettato costituzionale, nonché riducendo il ricorso alla carcerazione preventiva che incide in modo determinante sul sovraffollamento delle nostre carceri.
Il presidente della C.P.L.O. ha rappresentato con forza al Ministro che anche il miglior sistema possibile di esecuzione della pena rischia di fallire ogniqualvolta la sentenza non sia il prodotto di un giusto processo, sottolineando come alcune delle prospettive di riforma presenti nel DDL giustizia – una su tutte il processo a distanza, che sottrae all'imputato il diritto inalienabile di essere presente nel giudizio in cui verrà deciso il suo destino – rischiano di frustrare ogni proposito di umanizzazione dell'esecuzione, perché non può esserci riabilitazione e reinserimento di fronte a un processo e una condanna percepite come ingiuste.
Si è trattato di un'occasione importante, in cui la nostra Camera Penale ha potuto partecipare a una riflessione pubblica profonda su temi che sono da tempo al centro del nostro dibattito e della nostra azione: trovare consonanze, analogie, interlocutori e un rapporto diretto con istituzioni ed enti e, soprattutto, con l'opinione pubblica ha rappresentato un'apertura significativa verso l'esterno, per affermare e sostenere i temi cari all'Unione in luoghi diversi da quelli consueti e, talvolta, autoreferenziali riservati agli addetti ai lavori.
La giornata ha avuto la sua conclusione al Teatro Sociale, con una rappresentazione di Figliol Prodigo, un musical interpretato da un gruppo di detenuti del carcere di Opera, la maggior parte di essi condannati all’ergastolo ostativo per gravi reati di mafia, a chiusura di un percorso in cui si è cercato di affermare la necessità di una diversa concezione della pena, dell'esecuzione e del processo, cancellando la funzione vendicativa e simbolica che gli viene troppo spesso attribuita e che di questi tempi sembra avere preso il sopravvento nell'opinione pubblica.
(Andrea Vigani)