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11-04-2017 15:17:02 10 aprile 2017: la CPLO a confronto con la politica sul ddl Giustizia

La Camera penale della Lombardia Orientale ha chiamato, i politici hanno risposto.
A dire il vero, l’invito aveva raggiunto tutti i deputati eletti nel nostro territorio ma a presentarsi in tribunale il 10 aprile e a sedersi, in qualche modo, al banco degli imputati, sono stati solo esponenti dell’attuale maggioranza; evidentemente ritenendo che agli avvocati in protesta qualche spiegazione sulla manovra che porta l’attuale Governo a perseguire a colpi di fiducia l’approvazione del "ddl giustizia” andasse data.
Agli onorevoli Alfredo Bazoli, Guido Galperti e Franco Bordo va il nostro ringraziamento: sono venuti, hanno risposto a (quasi) tutte le domande del presidente Eustacchio Porreca e di chi ha voluto intervenire, ci hanno lasciato con la sensazione che il confronto sia stato utile, se non altro a capire quali sono i meccanismi che muovono iniziative da noi giudicate deleterie, come quella del voto di fiducia. La risposta è stata semplice e chiara: questa riforma deve passare, deve passare adesso e può farlo solo in questa forma “blindata”.
La registrazione dell’intero incontro è scaricabile dal sito di Radio Radicale cliccando su questo link: ne consigliamo vivamente l’ascolto, perché anche chi non c’era possa rendersi conto di come la politica parli una lingua diversa dalla nostra, la lingua della ricerca del consenso.
Abbiamo sentito testualmente:
- la società vuole buttare via la chiave? La politica deve tenerne conto;
- manca la certezza della pena (e qui il penalista fatica a mantenere la calma);
- ci contestate l’ennesimo aumento delle pene? Noi possiamo non condividerlo, ma lo inseriamo nel ddl, insieme a disposizioni che vanno in senso contrario, nella logica del un colpo al cerchio, uno alla botte.
Di qui la schizofrenia di questo ddl, bene evidenziata anche nell’intervento del presidente della Corte d’Appello Claudio Castelli: manca un filo conduttore omogeneo, un’idea organica sottesa al testo del disegno di legge; c’era forse in origine, poi si è persa nel gioco del compromesso. Così oggi da un lato si aggravano i minimi edittali di pena per furti e rapine, dall’altro la delega sull’ordinamento penitenziario si ispira a principi opposti a quelli giustizialisti.
Il presidente della C.P. della Lombardia Orientale ha comunque ribadito che i penalisti continueranno a dire a voce alta, anche in questi giorni di ulteriore astensione, che non può accettarsi, in un paese civile, che un imputato detenuto non sia più portato in aula davanti al suo giudice e che la sospensione dei termini di prescrizione non renderà più ragionevole la durata dei processi.
Prendiamo atto che le coscienze dei politici che sono anche avvocati (Bazoli e Galperti) non sono sorde alla voce dei penalisti. Certamente gli ultimi anni hanno visto interventi positivi in materia penale da parte del legislatore (irrilevanza del fatto, messa alla prova, depenalizzazione) e qualche intimo dubbio, quantomeno sul processo a distanza, ci pare di averlo colto, insieme all’ipotesi, molto sommessamente avanzata dall’on.le Bazoli, che si possa forse trovare un accordo su poche modifiche "blindate” del testo, da riproporre poi in Senato.
Restiamo ancorati alla speranza che il Governo ci ripensi e, nel rispetto del Parlamento, non ponga la fiducia anche alla Camera per l’approvazione di questo ddl.