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29-01-2014 15:19:31 Anno Giudiziario: la risposta di Genovesi


Ho declinato l’invito alla cerimonia inaugurale del 25 gennaio 2014 a Brescia presso la vecchia e gloriosa sede della Corte d’Appello, con la precisazione che nessun iscritto alla nostra Camera Penale sarà presente. In parole povere ho risposto “no, grazie”, prendendomi la libertà e la responsabilità di parlare pure per Vostro conto.
Vi risparmio gli argomenti che sconsigliano anche una sola presenza di Avvocati penalisti, perché sin troppo noti e riassumibili nella reiterata direttiva in tal senso della Giunta, nel contrasto a livello locale neanche lontanamente composto dopo l’astensione – assemblea del novembre 2013 ed infine nell’impossibilità di sostenere un effettivo “dibattito sui problemi della giustizia” in una sede come quella. Confido, quindi che nessuno ci vada.
Anche nell’affollata manifestazione di Napoli in apertura della tre giorni di astensione della scorsa settimana si è battuto il tasto del “liberi di difendere”. Il denunciato diffondersi delle “prassi derogatorie” è un fenomeno di tali portata e costanza da farci avvertire “a pelle” la progressiva compressione dell’esercizio del diritto di difesa. In compenso le non risposte (spallucce) o le risposte acritiche (“formalisti!”) della Magistratura accentuano una distanza ormai incolmabile.
C’è chi lavora in nome dell’efficienza, c’è che si contrappone in nome dei diritti della persona. Per i primi (Giudici) sarebbe consentito oltreché utile creare le regole, per i secondi (Avvocati) si deve prestare ogni possibile tutela alla sola applicazione delle regole vigenti.
Il problema, poi, è che nemmeno l’invocata (pretesa) efficienza offre il risultato di una giustizia migliore, sicchè ben venga la rigorosa financo puntigliosa resistenza ad ogni novum secondo interpretazioni che non siano costituzionalmente orientate.
Ci si è lamentati che in appello si predispongono le decisioni prima dell’udienza dibattimentale, fornendone prova, e la risposta ha ribaltato l’accusa sostenendo che lo facciamo per “creare un clima di contrapposizione ingiustificato”. Assistiamo pressoché tutti i giorni a camere di consiglio cumulative o singole di qualche minuto per poi sentirci leggere con i dispositivi svariate pagine di motivazioni contestuali. L’aspirazione alla pena mite, eventualmente contemperata dalla concessione delle circostanze attenuanti generiche, passa il più spesso dalla valutazione della lealtà processuale del difensore (sic) consistente nel consenso all’acquisizione di atti del PM. Ora, persino l’impedimento dovuto all’astensione viene messo in discussione, tanto da esserne stata demandata la soluzione alle Sezioni Unite. Per converso le ritardate iscrizioni, le intercettazioni a strascico, la violazione dell’art. 358 c.p.p quanto agli accertamenti a favore della persona sottoposta alle indagini, non sarebbero niente se non costanti senza sanzione. Se poi obietti sul dilatarsi della custodia cautelare, denunciato inequivocabilmente dalle statistiche (oggi 37% della popolazione carceraria), Ti danno del visionario.
In verità non si accetta come non si è mai accettato il processo accusatorio (ed è un vero scandalo), ricercando l’alibi della ragionevole durata del processo per mettere in ombra, se non far soccombere, tutti gli altri principi stabiliti dall’art. 111 della Costituzione.
In queste condizioni è ben difficile fare un dibattito, avendo simili contradditori. Non resta quindi che attrezzarci sempre di più per essere all’altezza del ruolo che l’ordinamento democratico richiede espressamente: essere rigorosi custodi delle garanzie.
Per questo Vi invito ad essere presenti all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario dei Penalisti Italiani, che si terrà a Firenze sabato 1° febbraio 2014 cioè al “nostro” Anno Giudiziario.
Lo suggerisco in modo convinto, tanto quando sconsiglio di confortare con la nostra presenza il “loro” Anno Giudiziario.
Un saluto cordialissimo