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15-05-2024 11:19:37 Petrelli risponde alla dottoressa Stasio su La Stampa

Su La Stampa di ieri (14 maggio 2024) è stato pubblicato un intervento del Presidente dell'Unione, Francesco Petrelli, in risposta allla dottoressa di Stasio, che ha parlato di "avvocati democratici" per contrapporli a quelli che sostengono la necessità della seprazione delle carriere dei magistrati. Di seguito il testo dell'intervento.

IL VIZIO POPULISTA DI ETICHETTARE GLI AVVOCATI
La dottoressa Stasio, nel rispondere alle critiche rivoltele per i contenuti del suo articolo "La separazione delle carriere e la scelta degIi avvocati", parla di «intolleranza» nei confronti di «opinioni dissenzienti»e di «aggressione personale». Un modo, anche questo, di continuare a ricorrere al vizio populista di dividere il mondo fra chi sta dalla parte del bene e chi dalla parte del male, fra buoni e cattivi e di spostare il discorso dal mondo delle idee e del pensiero a quello degli schieramenti contrapposti. Non ci piace che si dia il patentino di "democratico" solo a chi la pensa come noi .
Restiamo dell'idea che l'assunto secondo il quale vi sarebbero "avvocati democratici" che devono necessariamente contrapporsi a chi vuole la separazione delle carriere sia una pessima idea, che non tiene conto della realtà. Dimentica che gli avvocati dell'Ucpi difendono da sernpre, e spesso in solitudine, i diritti e le garanzie di tutti i cittadini, anche gli ultimi, i più deboli e i più indifesi, sia dentro che fuori dalle aule di giustizia del nostro Paese. E lo fanno a dispetto di una certa distorta vulgata populista. E dimentica che a quegIi stessi avvocati, ora esposti al pubblico ludibrio, come nemici della democrazia e come attentatori dell'ordine costituzionale, capita di difendere spesso anche l'indipendenza della magistratura dagIi attacchi, interni ed estemi, magari nel silenzio della magistratura associata. Ma il pensiero unico che vuole da trent'anni la separazione delle carriere come il male assoluto, merita a suo dire una condanna senza appello. Nel mondo malamente diviso fra "avvocati democratici" e "cattivi avvocati" (gli avvocati marcati Ucpi) la dottoressa Stasio invita i colleghi "democratici" a scendere in piazza per manifestare contto chi vuole riformare la costituzione separando Ie carriere. «Stenta a credere» che i buoni avvocati non isolino quelli cattivi visto lo squilibrio numerico che caratterizza le due "fazioni". Come se il tema della separazione non avesse un ambito che riguarda tutti i cittadini, che dimostrano di ben comprendere l'importanza della questione quando non sono schiacciati dagli slogan e dalle parole d'ordine di quella parte della magistratura che si oppone ad ogni cambiamento, in difesa dello status quo. Del quale magari ci sarebbe qualcosa da dire. Ad esempio, sul numero delle ingiuste detenzioni che è già costato al Paese circa un miliardo di indennizzi e un'intera città di indebitamente reclusi. Sullo squilibrio fra il ruolo dei giudici e quello dei pubblici ministeri, i quali esercitano in questo Paese il monopolio dell'informazione giudiziaria, ed una vera e propria indiscussa egemonia, quali unici autentici tutori dell'etica pubblica ed esclusivi custodi della verità. Mi è capitato, nella mia risposta, di "entrare nel merito" della questione, proponendo una riflessione circa il fatto che unicità delle carriere e codice inquisitorio, ereditati dallo stato autoritario e da quell'Ordinamento giudiziario di Dino Grandi del 1941, costituiscono un intreccio indissolubile, letale per la realizzazione di un processo moderno e democratico.
Realizzare la terzietà del giudice, separando le carriere, non è dunque affatto - come sostiene la dottoressa Stasio - un «totale rovesciamento dell'attuale assetto della magistratura» pensato dai nostri padri costituenti «per impedire un ritorno alla tragica esperienza del ventennio fascista», ma esattamente il contrario: significa dare attuazione ad un fondamentale principio democratico contenuto nell'art. 111 della nostra Costituzione che vuole che il processo si celebri davanti a un giudice "terzo". D'altronde gli ordinamenti che conoscono l'unitarietà delle carriere sono tipicamente quelli di stati illiberali come la Turchia, la Bulgaria o la Romania, che non ci paiono esempi di democrazie liberali cui fare riferimento. Tutt'altro che volgere verso un indebolimento della rnagistratura, la riforma ne rifonderebbe la legittimazione e ne rafforzerebbe l'autonomia e l'indipendenza. La dottoressa Stasio ha citato l'invito formulato da Marcello Gallo, da avvocato e da accademico, a «sporcarsi le mani», impegnandosi nella difesa dei valori del processo e da «legislazioni ispirate alla logica dell'autoritarismo». Ma come è possibile, oggi, disgiungere tale invito dall'affermazione formulata da questo illustre Maestro circa la necessità di separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, criticando il fatto che «nel nostro ordinamento l'organo che sottopone ed organo che decide sono due rami dello stesso tronco» e facendo infine giustizia dell'idea stessa che un pm separato «finirebbe per essere inevitabilmente attratto nella sfera dell'esecutivo», negando fermamente che tale separazione possa essere «preambolo alla soggezione del pm all'autorità politica» ed affermando di non vedere fra le due cose «assolutamente alcun nesso logico». Non solo, dunque, non vedeva nulla di autoritario in tale riforma, ma la riteneva funzionale a preservare la nostra democrazia liberale. Il pensiero di un grande giurista quale fu Marcello Gallo, che la dottoressa Stasio ha ritenuto di evocare, non può essere disinvoltamente rinnegato, anche se capisco che si faccia fatica a veder collocato Marcello Gallo nella lista degli avvocati antidemocratici e dei nemici della polis, in compagnia di tanti altri colleghi, iscritti o non iscritti alle Camere Penali, che hanno altrettanto a cuore, ne stia tranquilla l'autrice dell'articolo, i valori della nostra Costituzione per i quali si battono quotidianamente, ma al tempo stesso pensano che sia giunto il momento di attuarla quella sacrosanta riforma per il bene della giustizia di questo Paese.