Le nostre News

11-03-2015 15:06:48 ...mala tempora currunt!

Viviamo purtroppo un difficilissimo momento storico-sociale. La lunga crisi economica ed il conseguente impoverimento della società, le tensioni in terra d’Africa ed i conseguenti aggravati fenomeni migratori, gli attacchi terroristici e l’accresciuto numero di reati tipici del disagio, quali furti e rapine, hanno imbarbarito culturalmente la nostra società.
Questi fenomeni, volgarmente e sconsideratamente cavalcati da certa politica demagogica, hanno purtroppo fatto brandelli dei valori della legalità, della giustizia e delle garanzie, che sono il fondamento di una società democratica e di una convivenza civile e così, le pur comprensibili ed anche legittime preoccupazioni per il ripetersi di alcuni fenomeni criminali, si sono trasformate in richiesta di vendetta e, se questa non viene in tempo utile dallo stato o se la sensazione di insicurezza ed impunità sale, allora ecco che ci si difende e ci si vendica da sé.
Come cittadina italiana prima ancora che come avvocato, sono seriamente e profondamente preoccupata e questo non è il modo e non è il mondo dove voglio vivere.
Dato che, per mia grande fortuna, sono un avvocato, credo sia mio compito ed un mio preciso dovere provare a cambiare le cose, lavorare pancia a terra per mutare questa cultura e per riaffermare, nelle aule di giustizia come nelle aule scolastiche ed in generale, in tutte le occasioni ove è possibile uno scambio ed un contraddittorio con le persone, insistere e ribadire con forza, e fino allo stremo, valori come legalità, garanzie, processo giusto, giusta pena, diritto penale minimo, necessaria lesività, messa alla prova, misure alternative, funzione rieducativa della pena.
Tutto ciò però ha anche condotto i cittadini, aiutati come sempre da solerti media, a fare una totale confusione tra avvocato difensore e reato. In altre parole, il comune sentire ritiene che l’avvocato difenda il crimine stesso e ne sia in qualche modo partecipe e non invece, come nei fatti è, che l’avvocato difenda una persona accusata di aver commesso un fatto-reato e sia garante del diritto dell’imputato ad un processo giusto ed, eventualmente, ad una giusta pena.
Tale identificazione poi è ancor più forte ed automatica, quanto più è grave e odioso il reato contestato al proprio assistito. L’equazione è: l’avvocato che difende un criminale (tacendo del fatto che l’indagato e l’imputato, e il condannato non definitivo, sono innocenti sino a sentenza definitiva) concorre nel reato dell’assistito!
In realtà l’avvocato è funzione essenziale del processo. Senza una difesa forte, libera, consapevole e preparata, il processo non può essere giusto. Il convincimento del giudice infatti non potrà formarsi come deve, sul confronto tra due tesi alternative, sostenute con uguale capacità e forza (e peraltro la difesa parte comunque svantaggiata negli strumenti e nella forza che può mettere in campo rispetto al pm) e quindi, la sentenza sarà meno credibile e dunque, non farà giustizia. Se poi di condanna si tratta, la stessa non potrà esplicare le sue funzioni, general e special preventive perché, appunto, sarà sentita come ingiusta.
L’avvocato quindi non solo è tutore e garante dei diritti dell’assistito, imputato o persona offesa che sia, ma ha una precisa funzione, che lo rende essenziale ai fini della giustizia e legalità del processo.Tutto ciò deve essere patrimonio in primis degli avvocati: siamo noi che dobbiamo puntare i piedi ed alzare la voce, mettere in evidenza le contraddizioni, essere coerenti, indicare gli errori e proporre soluzioni, esprimendo l’altra funzione essenziale della nostra professione, che è quella sociale cioè essere parte attiva e motore evolutivo per la società.
Ci sono tre fatti di cronaca che sul punto ritengo esemplari e si tratta del famoso “caso Stacchio”, il benzinaio che ha sparato alle gambe del rapinatore che poi è deceduto, l’arresto del presidente della Camera di commercio di Palermo ed il disastro “della barcaccia” ad opera di un gruppo di tifosi di calcio in visita a Roma.
Nel primo dei fatti in questione, sia il difensore del benzinaio ora indagato che quello della parte offesa, ossia la famiglia dell’ucciso, sono stati minacciati dalle opposte fazioni al grido di “Vergogna! Stai con l’assassino” e, dall’altra parte, “Vergogna! Stai con il rapinatore”.
Nel secondo caso sopra citato, invece, il difensore nominato dall’indagato per estorsione (almeno credo, considerato ciò che emerge dai media, perché non conosco esattamente l’imputazione), ha rinunciato al mandato, dicendo pubblicamente che, avendo assunto altre difese di persone vittime di reati quali l’usura e l’estorsione, non riteneva corretto, e dunque non poteva, assumere questa difesa.
Nel terzo caso, infine, a fronte di orde di ignoranti ubriachi, arrivati come turisti nel centro di Roma e poi, dopo aver bevuto, trasformatisi in danneggiatori del nostro patrimonio artistico, si sono levate urla e strida contro la polizia ed i suoi responsabili, colpevoli di non aver impedito a comuni cittadini stranieri in visita a Roma, di accedere al centro storico. E, per non farci mancare nulla, altre urla e strepiti contro giudici e avvocati che, in concorso, hanno permesso a coloro che erano stati fermati, si badi bene, per contravvenzioni previste dal TULPS risalente agli anni ‘30, di andarsene impuniti senza essere arrestati e tenuti a lungo nelle nostre galere. Significativo che tali voci venissero dalla politica e da esponenti importanti della stessa.
Ora, da tutte queste vicende emergono chiare alcune questioni:

1. Nell’esercizio dei diritti e nel rispetto della legalità, si fonda uno stato democratico ed una convivenza civile. Ergo: un cittadino, italiano o straniero che sia, ha diritto di passeggiare per Roma e di visitarne le bellezze artistiche, senza essere fermato o impedito in questo che è un diritto. Se nell’occasione trascende e viola le norme, deve essere processato secondo le regole del codice di procedura e condannato se e solo se, esercitati pienamente i propri diritti di difesa, viene ritenuto, da un giudice terzo, responsabile di un reato. La sanzione applicata non può che essere quella stabilita dalla legge incriminatrice. Se la stessa è inadeguata, magari inadatta alla realtà attuale perché troppo risalente nel tempo, allora la falla non è nel giudice, nel difensore o nel comportamento delle forze dell’ordine ma nella norma e dunque è il legislatore che deve porvi rimedio invece di buttare benzina sul fuoco del populismo dilagante per nascondervi la propria incapacità.

2. L’avvocato è tutore dei diritti del proprio assistito, persona offesa o imputato che sia, non è un concorrente nel reato contestato, né lo condivide. Essere avvocati significa svolgere una funzione altissima ed essenziale, senza se e senza ma.

3. Sono per primi gli avvocati che devono avere consapevolezza del senso della loro funzione e del loro incarico e quindi, siccome tutti hanno diritto ad una difesa il più possibile tecnica e forte, perché questo garantisce la giustizia del processo prima ancora che il diritto alla difesa, l’avvocato deve difendere chiunque, a prescindere dal reato più o meno odioso o riprovevole che viene contestato al proprio assistito. Se l’avvocato non ritiene di assumere una difesa, rinuncia al mandato ma non a mezzo stampa, né pubblicando le proprie ragioni tanto meno quelle come: io difendo le vittime e non i colpevoli o presunti tali(!).

4. I fenomeni sociali sono e devono essere oggetto di analisi e soluzione politica, non materia di diritto penale. La funzione ed il compito del diritto penale, è occuparsi della patologia in fattispecie specifiche, non di evitare o prevenire fenomeni sociali o culturali rispetto ai quali è totalmente inefficace (la vicenda immigrazione lo dimostra). La legittima richiesta di sicurezza si risolve investendo nel controllo del territorio, non pretendendo arbitrari arresti di massa; la corruzione si combatte con procedimenti amministrativi più attenti e con procedure di evidenza pubblica, che forniscano il controllo dei cittadini sui vari step dei procedimenti in corso, non con l’ennesimo doppio binario prescrizionale; se taluni fenomeni hanno acquisito rilevanza e riprovazione sociale e sono cambiati nel tempo, tanto da risultare non più stigmatizzati e sanzionati adeguatamente, occorre introdurre nuove norme, o modificare le attualmente esistenti.
A volte, ciò che ci circonda provoca scoramento è la tentazione di lasciar perdere di fronte ad una battaglia impari contro tutto e contro tutti. Ma noi siamo avvocati, abbiamo scelto questo meraviglioso, difficile ruolo che è anche un impegno civile e sociale. Noi siamo iscritti alla camera penale e non possiamo, non dobbiamo deporre le armi.

Allora coraggio! Raddoppiamo, triplichiamo gli sforzi, non da soli, non come singole voci fuori dal coro ma tutti insieme, con la nostra associazione ma urlando forte e che tutti ci debbano sentire, che tutti ci debbano ascoltare come è da sempre tradizione delle cp.

Maria Luisa Crotti