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10-06-2015 16:33:42 Premio Biennale "Avvocato Serafino Famà"

La Camera penale di Catania "Serafino Famà", con il patrocinio dell'Unione delle Camere penali italiane e del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Catania, ha emesso un bando di concorso per l'ottavo premio biennale "Avvocato Serafino Famà", per il quale sarà premiato con un assegno di € 2.600 l'avvocato o il praticante avvocato che avrà redatto, sottoscritto e depositato il miglior atto giudiziario riconosciuto tale dalla commissione formata da sette membri tra i quali il Presidente dell'Unione delle camere penali italiane, il Presidente del consiglio dell'ordine degli avvocati di Catania ed il Presidente della camera penale di Catania (o loro delegati).
Possono partecipare avvocati e praticanti avvocati iscritti all'albo non prima del 31 luglio 2010. Gli elaborati dovranno pervenire entro il 31 luglio 2015 alla segreteria della Camera penale di Catania presso il locale Consiglio dell'ordine.
Nella sezione "Area Download" del nostro sito (oppure cliccando sul pulsante "Approfondisci") potete reperire e scaricare il testo del bando ove sono indicate tutte le indicazioni necessarie a partecipare.

Pare necessario illustrare, anche se con poche brevi indicazioni necessarie per comprendere le ragioni dell'istituzione del premio, la figura dell'avvocato Serafino Famà.

L'avvocato Serafino Famà era un valente penalista catanese, il cui assassinio per mano mafiosa ha una particolare rilevanza perché, come ormai stabilito da una sentenza definitiva, il mandante dell'omicidio voleva punire l'avvocato perché questi, nell'esercizio della sua professione, aveva correttamente consigliato ad una propria assistita di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il mandante, tuttavia, pretendeva che la testimone fornisse una versione compiacente e favorevole all'imputato; appreso che l'avvocato Famà aveva consigliato diversamente la donna, dispose che il legale fosse assassinato.
Così avvenne: il 9 novembre del 1995, verso sera, all'uscita del proprio studio, l'avvocato Serafino Famà fu raggiunto da diversi proiettili calibro 7,65 e colpito a morte.
Come si può intuire, un assassinio determinato dalla vendetta nei confronti di chi, con rara coscienza professionale, aveva evidentemente anteposto alla propria sicurezza la tutela del proprio assistito.