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12-10-2015 23:57:55 Avvocati per caso?

“In Norvegia il Mare nostrum ha maggior considerazione".
Così Maurizio Caprara chiude, dalle pagine del Corriere della Sera, il commento alla notizia del Nobel per la Pace riconosciuto al "Quartetto per il dialogo" della primavera tunisina. La considerazione un po’ amara del giornalista si rivolge alla "distratta indifferenza di tanti intellettuali italiani". E' un dato, non controvertibile, che personalmente definirei "confusa pochezza". Non vi si sottraggono nel nostro Paese i liberi professionisti. Eppure noi avvocati, almeno penalisti, abbiamo una bussola di orientamento piuttosto sicura. Che non si sia costretti a navigare a vista, potendo contare su principi certi di orientamento, lo ha ribadito l'ultimo Congresso straordinario U.C.P.I.
Lo ha affermato, votando pressoché all'unanimità, la bella mozione presentata dalla nostra C.P.L.O. "La centralità dei diritti fondamentali della persona e del valore della dignità umana ... l'applicazione rigorosa delle norme interne ed internazionali poste a garanzia e tutela di profughi, richiedenti asilo e migranti (soprattutto se minorenni) ... denunciando ogni tentativo di compressione dei diritti soprattutto quando motivato da logiche emergenziali”.
Non ha però riscosso il consenso di dieci astenuti. Dispiace rilevarlo, ma la sacrosanta libertà di pensiero e di voto ha messo tristemente a nudo la persistente disponibilità alla deroga di principi (diritti) universali.
Come negare che il tema dei diritti umani è al centro, in via esclusiva o almeno prioritaria, dell'agire difensivo?
Occorrerà allora procedere con la bussola in mano per farci forti della nostra identità, di quel DNA che fortunatamente ci unisce. Occorrerà pure dare un contenuto all'ambizione di una funzione sociale, addirittura postaci come regola. Non basta scrivere qualche riga di ammirato consenso a Fadhel Mahfoudh, il nostro Collega tunisino del "Quartetto per il dialogo". Non basta proprio credere che tra la ricerca della democrazia della primavera araba e la nostra democrazia ci sia di mezzo il mare.
Si deve imporre l'onestà intellettuale, creare uno zoccolo mai distratto né balbettante, testimoniare e praticare la legalità (della quale dovremmo essere, a tutto campo, i "cani da guardia").
Questo è l'avvocato, per ora almeno delle Camere penali, che vogliamo possa affermarsi.
Per farlo non si devono temere gli schiaffi e dunque si deve accantonare ogni timidezza. Le buone battaglie si possono anche perdere, la guerra no.

Sergio Genovesi

P.S. Il 27 novembre 2015 alle ore 15 nell'Aula Magna dell'Università di Mantova Guido Alpa, Angelo Giarda, Paolo Aldrovandi ed il sottoscritto dibatteranno su "il ruolo e le funzioni dell’avvocato: l'esempio di Domenico Ruggerini". E' un'occasione ...